Cambiamento climatico: l’aumento delle temperature medie, oltre ai danni da siccità, favorendo l’anticipazione della ripresa vegetativa, aumenta la sensibilità ai danni da gelo per ritorni di freddo primaverili.

Le gelate di questi giorni hanno colpito alcuni areali e produzioni sensibili, in primis il ciliegio, della nostra provincia con danni che in alcune aree particolarmente sensibili potrebbero essere anche importanti.

Sartori: le colture più precoci, come il ciliegio, che si trovano in uno stato vegetativo sensibile, purtroppo, sono state colpite dalle temperature basse, in qualche caso di qualche grado sotto lo zero, di questi giorni. Da evidenziare, l’importante ruolo della difesa attiva, che permette di ridurre i danni, e l’alta percentuale di aziende coperte da assicurazioni e fondi mutualistici che porta ad essere il Trentino un esempio virtuoso di interpretazione di una strategia di risk management completa con piena sinergia tra gli strumenti che riducono gli effetti dell’impatto delle calamità e gli strumenti finanziari.

Menapace: fondamentale investire in innovazione percorrendo tutte le nuove frontiere, ricerca, tecnologia e tutelare il nostro lavoro con un approccio al rischio a 360 gradi.

Il gelo di questi giorni ha colpito molti areali del nostro territorio, dalla Val di Non alla piana a Sud di Trento, con intensità differente e in maniera diversificata a seconda della coltura e dello stadio vegetativo della pianta. “I primi accertamenti che abbiamo condotto con i nostri tecnici e attraverso il confronto con gli esperti della Fondazione Edmund Mach – sottolinea Marica Sartori, direttore di Co.Di.Pr.A. – fanno presumere che in alcuni ambiti produttivi vi possano essere danni non trascurabili per alcune colture. Per il ciliegio, pur premettendo che solo nei prossimi giorni sarà possibile avere un quadro della situazione più chiaro e, ancora, che rispetto al melo è più difficile fare un quadro generale vista la diffusione a macchia di leopardo degli impianti, si è osservata una percentuale di allessamento agli abbozzi fiorali variabili dal 2 al 97%. È possibile evidenziare che nelle zone di fondovalle dove è stata azionata la protezione antibrina per il melo e ha coperto anche gli impianti di ciliegio la prevenzione del danno da gelo è stata efficace. Questo evidenzia l’importanza di impiegare metodi di difesa attiva per tutelare le proprie produzioni. Invece, nelle zone di collina più esposte e in pendenza non ci dovrebbero essere dei danni particolarmente accentuati in quanto le temperature non sembrano essere scese a livelli critici. Di contro negli impianti di collina che si trovano in avvallamenti, dove la fase fenologica era già sensibile e dove non è stata effettuata nessuna difesa attiva, ad esempio ricorrendo anche alle candele e alle stufe, si segnala una presenza di fiori e gemme allessate in misura variabile. Relativamente ai meleti trentini – continua Sartori – i danni sono variabili, nelle vallate (Val di Non, Val di sole, Valsugana, Bleggio), la temperatura è scesa nell’ultima parte della notte di pochi gradi centigradi. Tuttavia localmente, in alcuni avvallamenti, le temperature sono scese anche sotto i 5 °C. Generalmente, il numero relativamente basso di ore con temperature sotto lo zero, non fanno ipotizzare una situazione particolarmente grave e generalizzata. Tuttavia, negli areali di media e bassa collina, visto lo stadio fenologico più avanzato, non è possibile escludere che vi siano fiori e gemme compromesse. Per i meleti del fondovalle è presto ipotizzare eventuali danni, in quanto le temperature sono scese in maniera difforme sul territorio, -2 °C, con punte di -4 °C con uno stadio fenologico di massima sensibilità (inizio/piena fioritura). Fortunatamente le temperature sono scese sotto lo zero generalmente per pochi gradi e poche ore e gli impianti di difesa attiva hanno permesso di limitare in maniera importante la severità degli abbassamenti termici”. “Questo andamento meteorologico avverso e difficile non ci lascia dormire sonni tranquilli – evidenzia Giovanni Menapace, presidente di Co.Di.Pr.A. – proprio per questo per noi agricoltori diventa fondamentale cercare soluzioni che mettano al riparo il nostro lavoro. I miei colleghi sono stati lungimiranti, nei primi mesi di campagna assicurativa e mutualistica siamo già arrivati a quasi 400 milioni di euro di valori assicurati e oltre 4.000 contadini hanno pensato di tutelarsi ulteriormente sottoscrivendo i fondi mutualistici”. “A questa fondamentale attività – evidenzia il Direttore – in maniera complementare e necessariamente sinergica, si stanno sviluppando metodi di difesa attiva sempre più efficaci, come gli impianti antibrina, anche di ultima generazione con un basso consumo idrico, di cui i primi esperimenti risalgono al 2017 nell’ambito di un PEI, il C&A 4.0, di cui Co.Di.Pr.A. era capofila, che abbiamo visto in funzione in questi giorni. Non solo impianti antibrina, stufe e candele ma anche la stesura delle reti degli impianti antigrandine abbiamo constatato che potrebbe comportare un beneficio in termini di recupero di temperatura. Infatti, nell’ambito di progetti di ricerca, che seguiamo, si sta riscontrando che una particolare composizione di tessuto dell’agrotessile per le reti antigrandine comporti un effetto coperta quantificabile fino a oltre 2 gradi centigradi”. “Un nuovo approccio alla gestione del rischio in agricoltura – sottolinea Menapace – che deve essere globale e sfruttare tutte le potenzialità sia della ricerca delle nuove tecnologie, favorendo soluzioni innovative sia per la difesa attiva sia passiva, cercando di trovare il giusto equilibrio nelle strategie di mitigazione dei rischi e di miglioramento della capacità delle imprese agricole di adattamento ai cambiamenti climatici. È necessario favorire una razionalizzazione delle soluzioni di gestione del rischio e, conseguentemente, un efficientamento della spesa pubblica” – conclude il presidente.

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