L’Unione Europea, riconoscendo il ruolo strategico del settore, sin dalla stesura della prima Politica Agricola Comune (PAC) nel 1962, si è posta tra gli obiettivi principali, la stabilizzazione del mercato agricolo, aiutando gli agricoltori a migliorare la produttività agricola, garantendo un approvvigionamento stabile di alimenti e prezzi accessibili. Nel tempo e soprattutto negli anni più recenti, la PAC si è evoluta per adattarsi alle mutevoli circostanze economiche e alle esigenze e necessità di agricoltori e cittadini.
In particolare, l’epocale cambiamento climatico in atto, la globalizzazione ed altri fattori di instabilità che colpiscono le produzioni agricole, quali fitopatie e nuovi insetti alieni, hanno portato l’Unione Europea a lavorare per raggiungere nuove sinergie ed equilibri, focalizzandosi particolarmente sulla Gestione del Rischio e sulla stabilizzazione del reddito, fattori fondamentali per garantire sostenibilità economica, ambientale e sociale al comparto agroalimentare. Più recentemente, il primo gennaio 2023 è entrata in vigore la programmazione PAC 2023-2027, una PAC che, riconferma la centralità per le misure legate alla Gestione del Rischio, riservandone risorse crescenti a fronte degli importanti ed ambiziosi obiettivi posti per il settore. In cifre, sul quinquennio 2023-2027, a livello europeo sono stati stanziati quasi 1,3 miliardi di euro, volti a finanziare le quattro misure relative alla Gestione del Rischio agricolo, successivamente addizionati del co-finanziamento nazionale (pari al 56,55%), determinando un budget totale di ben 3,1 miliardi di euro, pari a circa 620 milioni di euro l’anno di cui una quota parte destinata al finanziamento del Fondo AgriCat ed un’altra quota riferita a misure volontarie: polizze, Fondi di Mutualità e IST. Un budget importante, notevolmente aumentato rispetto alla scorsa programmazione: infatti, per il periodo 2014-2022 furono stanziati 2,25 miliardi di euro, pari a 250 milioni di euro annui. Per il nuovo quinquennio si registra, quindi, una variazione di circa il +300% della dotazione annuale. Grandi risorse, ma comunque ancora non sufficienti. Infatti, si prevede già che per l’annata 2023 il fabbisogno di finanziamento per gli strumenti di Gestione del Rischio sarà superiore rispetto alla quota annuale disponibile. Ciò ha importanti implicazioni per un settore la cui spesa è in rapida e costante espansione, a causa degli impatti economici della crisi climatica in atto e che nel contempo deve urgentemente puntare su un progressivo aumento della platea delle imprese agricole assicurate e aderenti a fondi di mutualità. Ricordiamo che tanto a livello europeo, ma soprattutto a livello nazionale, si è lavorato intensamente negli ultimi anni per raggiungere l’obiettivo di diffondere la Gestione del Rischio in tutto il Paese al fine di ottenere una migliore distribuzione sia geografica che a livello di colture delle coperture assicurative; una prima risposta, a partire dal 2023, è stata l’attivazione, con una sperimentazione operativa, del nuovo strumento, Fondo AgriCat, che ha riguardato una platea di quasi 500.000 aziende agricole del Paese. Ciò, tuttavia, non è sufficiente e la gestione del rischio deve trasformarsi, se vogliamo garantire sostenibilità e resilienza all’intero sistema. Le soluzioni sono complesse e sicuramente più di una, ben consapevoli di dover corrispondere a diverse esigenze, l’impiego efficiente del budget pubblico a disposizione, importante ma non illimitato, e la salvaguarda della redditività delle imprese agricole in un contesto di crescenti complessità non solo per il rischio climatico, ma per i rischi di mercato, finanziari, operativi, normativi, ecc. Il sostegno pubblico, come si è appena detto, è una leva fondamentale per il settore della Gestione del Rischio, un contributo che, oggi, può arrivare sino al 70% della spesa per premi assicurativi o per contributi di adesione a Fondi di Mutualità. La spesa per premi assicurativi, nell’ultimo decennio a livello nazionale, ha subito un aumento dell’88%, a fronte di una variazione dell’81% del valore assicurato, con un incremento della tariffa media del 67%. I numeri parlano chiaro, la spesa per premi assicurativi è aumentata a livelli difficilmente sostenibili per il comparto in un’ottica di medio-lungo periodo, rendendo imprescindibile implementare strategie volte a stabilizzare ed eventualmente ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e quindi la tariffa assicurativa. Ciò significa che parte del rischio di produzione deve necessariamente essere mitigata, o quantomeno controllata, tramite azioni di prevenzione e di protezione attiva. Gli agricoltori devono quindi essere protagonisti di una nuova, rivoluzionaria, trasformazione nella gestione delle proprie aziende agricole, facendo divenire “la Gestione del Rischio” uno dei processi cardine dell’attività imprenditoriale; non possiamo più prescindere dalla valutazione di sostenibilità economica di una coltivazione o di una attività agricola senza la giusta valutazione dei rischi, pensando semplicemente all’investimento nella polizza assicurativa e/o nel fondo di mutualità. Le nuove tecnologie, i nuovi approcci al mercato e, in generale, le nuove opportunità che il settore si è conquistato andranno ulteriormente sfruttate per un deciso cambio di passo di tutte le aziende agricole, anche nel nostro territorio. Oltre all’istallazione degli ormai consolidati impianti antigrandine, antibrina e di irrigazione idonei alle esigenze del territorio e della coltura sotto osservazione, la scelta varietale, l’analisi della vocazionalità dei terreni, la valorizzazione dei prodotti del nostro sistema agroalimentare risultano tutte linee di azione per ottenere una riduzione del rischio di fluttuazione della redditività aziendale. Esempio virtuoso di questo percorso sono le attività svolte all’interno del Partenariato Europeo per l’Innovazione SMS Green, che mira proprio a sviluppare una filiera della Gestione del Rischio a 360 gradi, favorendo la valorizzazione economica di prodotti compromessi qualitativamente e sfruttando tutte le opportunità dell’innovazione tecnologica nell’ambito dell’uso intelligente della trasformazione delle mele con l’obiettivo di impiegare i residui della lavorazione delle mele danneggiate (il marco mele) come fertilizzante e nel contempo studiare soluzioni di gestione del rischio innovative a favore della sostenibilità dell’intero Sistema in un concetto di bioeconomia circolare. Una nuova stagione che può, anzi, deve essere accompagnata anche dalle azioni che l’istituzione pubblica può coerentemente introdurre, con gli strumenti del PSP (Piano Strategico per la PAC), per indirizzare e sostenere le scelte degli imprenditori in ottica di incentivarne l’adozione di investimenti innovativi, proprio con l’obiettivo finale di aumentare la resilienza e la resistenza delle aziende agricole. Esempio concreto è il capitolo di spesa SRF06 della nuova PAC, che lavora in questa direzione, in quanto dedicato alle strategie di prevenzione e mitigazione del danno. Altra riflessione per migliorare la sostenibilità delle azioni di Gestione del Rischio può essere quella di introdurre specifiche logiche di premialità e di priorità che incentivino l’agricoltore ad effettuare scelte consapevoli e lungimiranti. In questo contesto, il trasferimento del rischio non può più essere prerogativa di territori limitati, bensì deve diventare una scelta gestionale diffusa a livello nazionale e su cultivar diverse. Infine, risulta fondamentale puntare su un assetto tecnologico innovativo, il quale consentirà un’economicità gestionale ed operativa, una semplificazione per gli agricoltori ed un costante trasferimento della conoscenza.
Il nostro territorio agricolo
Intervista ad Andrea Berti (Direttore generale Asnacodi Italia)
Direttore, come possiamo superare le criticità dettate dalla crescente richiesta di risorse rispetto a quelle messe a disposizione dalla PAC?
Come Asnacodi Italia siamo al lavoro per garantire un impianto efficiente ed efficace al settore della Gestione del Rischio, cercando di efficientare la spesa pubblica. Come spiegava il Direttore di Co.Di.Pr.A. Marica Sartori, il finanziamento pubblico può essere rappresentato da una coperta, che con la PAC 2023-2027 è stata raddoppiata, ma che deve essere rivista per riuscire a coprire il crescente numero di agricoltori che scelgono di tutelare le produzioni ed il reddito, in un contesto climatico che ha più che raddoppiato i danni nell’ultimo decennio. Ricordiamo che è fondamentale colmare il divario di utilizzo di risorse pubbliche nell’ambito della Gestione del Rischio tra Nord e Sud per non perdere le opportunità che la PAC riserva a tali misure ed in questa direzione molto ancora dobbiamo fare. Sarà fondamentale investire in innovazioni, così da garantire una compressione dei costi ed un aumento dell’efficienza, coinvolgendo tutti i portatori di interesse. Le opportunità di sviluppare il Paese oggi ci sono, con le risorse finanziarie del PNRR in testa, ma dobbiamo saperle coglierle e sfruttarle per creare veri vantaggi competitivi per le aziende. Asnacodi Italia è fortemente impegnata sul fronte dell’innovazione e della trasformazione digitale nonché nell’azione di favorire un cambio culturale per il comparto agricolo. Sistemi di lettura del territorio digitale che possano descrivere il rischio produttivo, la vocazionalità, la simulazione degli effetti prevedibili, la pianificazione delle strategie di sostenibilità e dei conseguenti costi per la realizzazione di presidi e di sistemi di protezione, l’evoluzione di tecniche di selezione di cultivar resistenti sono temi rispetto ai quali si stanno studiando le risposte che la scienza e l’innovazione renderanno possibili. Inoltre, nel comparto delle polizze assicurative agevolate, sarà fondamentale rivedere la normativa per guidare una azione di risk management e lo Standard Value, strumento di semplificazione che è stato interpretato troppo superficialmente come il valore massimo assicurabile, spingendo il sistema a mettere in copertura un valore maggiore rispetto a quanto realmente in campo. Per questo risulta fondamentale assicurare il reale valore economico, preoccupandosi di essere sempre capaci di dimostrare i valori dichiarati. Rivedere lo Standard Value, diventa necessario stimolando ad assicurare solamente quanto prodotto ordinariamente. Ulteriore ipotesi potrebbe essere quella di prevedere la riduzione del parametro massimo di contribuzione. Abbassando tale parametro si ottengono due diversi positivi effetti: cala la contribuzione pubblica erogata al settore, garantendo così maggiore sostenibilità al sistema, e si stimolano le aziende agricole che frequentemente subiscono perdite economiche a effettuare investimenti in prevenzione, concorrendo a renderle sostenibili e a ridurre il costo assicurativo, quindi innescando un circolo virtuoso di efficientamento ed ammodernamento del settore, fine ultimo per il sistema di gestione del rischio nazionale ed europeo.