Da una prima stima effettuata attraverso i periti in azione per i rilievi dei danni da grandine emerge che i danni causati alle produzioni della Provincia ammontano a già circa 5 milioni di euro. Allo studio un fondo mutualistico per la copertura dei danni da cimice.
Dopo gli spaventosi danni causati dalla cimice asiatica in importanti areali produttivi del Nord Italia, come Veneto ed Emilia Romagna, si contano perdite che sfiorano il 90%, sembra che anche sul nostro territorio l’insetto alieno stia causando notevoli danni. “Sono già 5 i milioni di euro di danni causati dalla cimice asiatica che possiamo stimare – spiega Andrea Berti, direttore di Co.Di.Pr.A.
Un problema tangibile ma che non è stato preso sottogamba, infatti, sono numerosi gli studi in corso sul territorio provinciale per capire come contrastare la cimice, “tra questi – spiega Giorgio Gaiardelli, presidente Co.Di.Pr.A. – vi è il Partenariato europeo per l’Innovazione Innovation Tecnology Agriculture (PEI ITA 2.0) che sta cercando di capire come attivare una tutela mutualistica per gli agricoltori trentini al fine di indennizzare i danni causati da cimice asiatica”. I partner del Progetto sono Co.Di.Pr.A. (capofila), Agriduemila srl, Fondazione Edmund Mach, Università di Padova, Coldiretti Trento, Asnacodi, C.A.A. ATS (Confagricoltura), Itas Mutua e A&A.
“In pratica – evidenzia Berti – abbiamo strutturato un fondo mutualistico e richiesto il riconoscimento in qualità di Soggetto Gestore al Ministero dell’Agricoltura che nel 2020 andrà a coprire anche le perdite di produzione causate dalla cimice. Il fondo fitopatie, così è stato denominato, ha già riscosso un notevole successo tra gli agricoltori e, appena avremmo il via dal Ministero dell’agricoltura, saremo in grado di attivare eventuali indennizzi già a partire dal 2020. Va evidenziato che questo tipo di fondi godono di una elevata contribuzione pubblica pari al 70%, una vera e propria risorsa economica per l’agricoltura provinciale”.
“Fondamentale -conclude Gaiardelli – sarà agire in sinergia con gli enti di ricerca e con le istituzioni provinciali del nostro territorio per consentire agli agricoltori di continuare a lavorare nel migliore dei modi e garantendone la sostenibilità, in primis economica”.