2024, un anno di sfide e adattamenti climatici Intervista a Marica Sartori e Giovanni Menapace, direttore e presidente di Co.Di.Pr.A.

Il 2024 è stato un anno particolarmente difficile per il settore agricolo trentino. Quali sono stati i principali fattori che hanno reso questa stagione così impegnativa?

Marica Sartori, Direttore Co.Di.Pr.A.:

L’annata agraria del 2024 si è rivelata particolarmente impegnativa, caratterizzata da eventi meteorologici avversi, da condizioni climatiche generali cui il nostro territorio non è abituato, da sfide fitosanitarie, in generale per le coltivazioni di melo e vite ma anche per il foraggio. L’analisi condotta da Maurizio Bottura della Fondazione Edmund Mach, con cui il confronto durante la campagna è costante, ha evidenziato come il clima abbia influenzato in modo significativo le colture, provocando un impatto rilevante sulla produttività. Il 2024 sarà ricordato per le precipitazioni straordinarie e per le temperature sopra la media, in particolare nei primi mesi dell’anno. La pioggia, caduta in quantità annuale solo nella prima metà del 2024, ha stabilito nuovi record in molte aree del Trentino. Con oltre 1.000 mm di pioggia in alcune località (come la Valsugana e Trento Sud), i coltivatori si sono trovati ad affrontare problematiche come ristagni idrici e difficoltà nella lavorazione del terreno. Queste condizioni hanno ostacolato operazioni manuali e la possibilità di eseguire trattamenti fitosanitari tempestivi, creando una pressione notevole su tutto il sistema agricolo, ed in generale hanno avuto una ripercussione sui costi di produzione. Un trend non solo Trentino, basti pensare che negli ultimi dieci anni, dal 2015 al 20 settembre 2024, in Italia sono stati registrati 146 eventi meteorologici estremi che hanno causato danni all’agricoltura. È quanto emerge dal report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, che sottolinea una particolare preoccupazione per la recente accelerazione: solo negli ultimi due anni, 2023 e 2024, si sono verificati 79 eventi estremi, oltre la metà del totale registrato nell’ultimo decennio, con gravi ripercussioni per il settore. Uno scenario che rispecchia la situazione mondiale come analizzato nel recente Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che ha documentato un aumento delle ondate di calore, delle precipitazioni intense, delle inondazioni e delle tempeste in molte parti del mondo, collegandole al cambiamento climatico. Il Rapporto, ad esempio, ha evidenziato come la temperatura media globale sia aumentata di circa 1,1 °C rispetto all’era preindustriale (1850-1900).

Qual è stato l’andamento climatico di quest’anno e come ha influenzato le attività agricole?

Giovanni Menapace, Presidente Co.Di.Pr.A.:

Le gelate tardive di aprile, seguite a un inizio di primavera insolitamente mite, hanno colpito le coltivazioni in modo diversificato, fortunatamente in maniera meno duramente di quanto si pensava, evidenziando danni importanti solo in areali specifici della Val di Non e della Val Lagarina. Il settore vitivinicolo ha subito danni di rilievo per un combinato di fattori negativi: non solo il gelo, ma anche le ripetute piogge e la persistenza della bagnatura fogliare, con la conseguente pressione fitosanitaria, hanno influito sulla quantità dell’uva prodotta, ad esempio la peronospora ha avuto una diffusione importante, costringendo i coltivatori, in particolare quelli biologici, a un monitoraggio continuo e a trattamenti fitosanitari ravvicinati. La riduzione della resa nel mondo viticolo, in termini percentuale, è stata più marcata rispetto a quella fatta registrare dal comparto melicolo, in particolare il rapporto presentato dal Consorzio Vini del Trentino sulla vendemmia 2024 evidenzia una riduzione dell’11%. Nel caso dei meleti, la riduzione della produzione è stata stimata intorno al 7-9%, con il gelo come principale causa di danno. Per quanto riguarda le ciliegie, l’aria fredda stagnante durante la fioritura precoce ha determinato rallentamenti e cali produttivi, mentre patogeni come la Drosophila suzukii hanno ulteriormente aggravato la situazione.

Come hanno risposto gli agricoltori trentini?

Menapace: Come agricoltori abbiamo consapevolezza delle “bizze” del clima e, in generale, noi agricoltori trentini responsabilmente aderiamo alla Polizza Collettiva ed ai Fondi Mutualistici attivati dal Consorzio per tutelare il reddito aziendale; negli ultimi anni è cresciuto anche l’investimento in sistemi di difesa attiva, come le irrigazioni antibrina e le candele antigelo, che aiutano a ridurre i danni da freddo, ma anche nei sistemi di rete antigrandine. In un contesto difficile i danni da eventi atmosferici avversi sono stati numerosi, basti pensare che quest’anno saranno erogati oltre 36 milioni di euro in risarcimenti, a cui si aggiungono le compensazioni che arriveranno dai fondi mutualistici. In particolare, su un valore assicurato complessivo di circa 538 milioni di euro le compagnie erogheranno un totale di oltre 36 milioni di euro per i sinistri causati dall’andamento atmosferico anomalo.

Potrebbe darci un’idea di come sono stati ripartiti i risarcimenti?

Sartori: Tra i risarcimenti, 26,5 milioni di euro sono stati liquidati per i danni subiti dai meleti, mentre 5,5 milioni sono a beneficio dei viticoltori che hanno registrato danni quantitativi e/o qualitativi alle produzioni. Altri prodotti agricoli beneficeranno di oltre 4,4 milioni di euro in risarcimenti. Guardando alla natura degli eventi atmosferici avversi, i danni causati dalla grandine hanno rappresentato circa 10,7 milioni di euro, quelli dal gelo 21,3 milioni e altri eventi atmosferici 4,4 milioni.

A proposito dell’indice Sinistri su Premi, Co.Di.Pr.A. ha registrato un valore del 62% per il 2024. Come interpreta questo valore?

Sartori: L’indice Sinistri su Premi, o SP, misura il rapporto tra sinistri pagati e premi raccolti. Per il sistema assicurativo, il valore del 62% indica un livello di sostenibilità per la campagna appena conclusa; significa, infatti, che per ogni euro raccolto in premi, ne sono stati pagati circa 0,62 in sinistri; ciò senza considerare il beneficio della contribuzione pubblica che viene liquidata direttamente all’agricoltore. Questo risulta un valore che rientra nei limiti di sostenibilità; infatti la soglia per la tenuta finanziaria del sistema è del 70%, un limite che permette di coprire i rischi anche in annate sfavorevoli proprio come accadde nel 2017 quando questo indice superò il 400%. Il sostegno pubblico è storicamente importante, dal 2018 può arrivare sino ad un massimo del 70% del premio assicurativo ammissibile a contribuzione, assestandosi a livello nazionale su una percentuale media del 60% della spesa; negli ultimi anni la crescita esponenziale dei danni a livello di Paese con il conseguente aumento dei tassi e la crescita dei valori assicurati ha determinato la necessità di razionalizzare la spesa pubblica e renderla coerente e sostenibile rispetto al budget importante (dal 2023 quasi 300 milioni all’anno) messo a disposizione dalla P.A.C. per il capitolo della gestione del rischio ma non sufficiente. Un percorso per una maggiore efficacia della spesa pubblica è stato avviato con il Piano di Gestione dei Rischi 2024 ma serviranno azioni ancora più coraggiose nel 2025 per raggiungere un livello di sostenibilità di medio periodo.

Guardando al futuro, quali strategie saranno necessarie per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico?

Menapace: Il 2024 ha confermato che il cambiamento climatico rappresenta una sfida straordinaria per il settore agricolo ma anche, particolarmente, per il nostro territorio. È importante rinnovare gli strumenti di Gestione del Rischio coerentemente con l’evoluzione del contesto, con le esigenze di resilienza delle imprese agricole e con l’obiettivo di sostenibilità del sistema, continuando a garantire agli agricoltori l’accesso alla Polizza agevolata e ai Fondi Mutualistici; strumenti che ai nostri Associati hanno fornito risposte concrete e tangibili (oltre 460 milioni di euro di risarcimenti e compensazioni negli ultimi 10 anni). Ma è anche fondamentale investire in ricerca sulla vocazionalità dei terreni, sulle varietà residenti, sulle soluzioni di protezione attiva ed in generale sulle innovazioni agronomiche, sfruttando partnership pubblico-private e sviluppando tecnologie sostenibili che possano essere concretamente adottate dalle nostre aziende agricole. Come Consorzio vogliamo svolgere un ruolo di facilitatore di questa necessaria transizione che consentirà di efficientare anche i nostri strumenti e la collegata spesa pubblica. Sartori: Co.Di.Pr.A., insieme ad Agriduemila Hub Innovation, ad Asnacodi Italia, alle Organizzazioni professionali e dei produttori, agli enti di ricerca e alle istituzioni presenti sul nostro territorio ma non solo, partecipa ad iniziative concrete per favorire un nuovo paradigma nella gestione del rischio, basato sull’efficiente integrazione tra strumenti di gestione del rischio, polizze e fondi mutualistici, strategie di protezione attiva con investimenti in ricerca, tecnologie agritech e innovazioni agronomiche. I progetti a cui stiamo collaborando con diversi partner, dall’evoluzione dell’Osservatorio IST Mele, ai progetti Visionary e Prudent per citarne alcuni, sono iniziative, finanziate in ambito europeo, finalizzate a potenziare la sostenibilità, con particolare attenzione a quella economica intesa quale redditività aziendale, del nostro settore. Il tutto attraverso un approccio integrato che punta a coinvolgere anche le imprese agricole associate, cuore pulsante del nostro Consorzio, perché una delle sfide ambiziose del nostro tempo è il trasferimento agli agricoltori di una nuova consapevolezza sui cambiamenti climatici e sulla necessità di una evoluzione nella pianificazione delle strategie di gestione del rischio.

Articolo pubblicato sul il Melo 14 dicembre 2024